«Vogliamo stimolare una riflessione nella comunità ecclesiale e civile». È questo l’intento delle Caritas di Abruzzo-Molise, rappresentate da don Marco Pagniello, all’indomani del documento “Migranti e Rifugiati ci interpellano” inviato a tutti i vescovi per il coinvolgimento degli uffici pastorali e delle parrocchie delle singole diocesi, nonché della popolazione civile.
«Non è possibile rimanere impassibili – continuano don Marco e gli altri direttori Caritas presieduti da monsignor Tommaso Valentinetti – di fronte a quest’umanità sofferente che bussa alla porta […] In tanti sono costretti a partire cercando una vita migliore, in tanti affrontano viaggi estenuanti attraverso il deserto, attraverso il mare di mezzo, viaggi che spesso, troppo spesso, finiscono in tragedia […] e quando arrivano trovano muri di divisione, disprezzo, pregiudizi e razzismo».
Le parole del documento sono dure e chiare, ma capaci, seppur in poche righe, di passare dalla critica alla ricostruzione umana, con la priorità di «educare le comunità ecclesiali e civili – recita l’appello della delegazione Caritas – per moltiplicare l’impegno per la promozione dello sviluppo integrale della persona, educare alla responsabilità etica nell’economia e agli stili di vita sobri e rispettosi dell’ambiente, educare alla non-violenza, educare i cristiani al bene comune e alla responsabilità solidale».
Descritti anche i mezzi per avviare questo percorso con comunità religiose, movimenti, associazioni, istituzioni e parrocchie: «è possibile promuovere – conclude don Marco offrendo la disponibilità delle organizzazioni di Carità locali – incontri di sensibilizzazione per comprendere meglio il fenomeno della migrazione attraverso quelli che vogliamo chiamare “testimoni dell’accoglienza”, ma anche con un risposta concreta, ovviamente organizzata al fenomeno migratorio che stiamo affrontando».